Alcuni addii sono come morti, definiscono una distanza, una lontananza che diventa una modalità della presenza, un significato del destino, il non-tempo interiore della nostalgia ed è come se lasciassero un messaggio in codice da decifrare.
Mille volte sai
mille volte ancora tu
se l’infinito è mai
allora qui che ci fai
Dove quel “qui” è il “qui” del ricordo (“senza dove… di neve così”) e dell’immaginazione, l’acchiappanuvole di una presenza nell’assenza, di “ciò che è” appunto perché si sottrae nel segreto di una mancanza , nel senso di perdita nella infinità delle cose passate.
Coglierti vorrei
e che tu cogliessi me
ma con sincerità
morire… fiorire e poi
amarsi in quel consumarsi di noi
… e invece rimane solo lo scarto incolmabile con la realtà concreta. E dire “concreta” è dire troppo poiché si tratta di una incombente e pressante presenza d’ombre, come quando un sogno è già quasi svanito dalla mente, e tuttavia agisce, come un fantasma vivente, nello stato affettivo del giorno. E’ la traccia di sogno che lascia una scia, o forse un retrogusto amaro di una realtà che non è riuscita a trovare un luogo e un tempo in cui incarnarsi, una “ferita aperta” dalla quale il sentimento di sé viene costantemente svuotata:
sono fuso di te
sono steso perché ne ho pianto
mai soli mai soli mai
senza te
l’anima si svuota
E’ situazione in cui diventa impossibile “di un’eterna malinconia fare una bella di notte che si risveglia principessa”, poiché invece l’anima si scopre principessa scacciata dal suo regno, esposta senza riparo alla svalutazione, all’aggressione e al rifiuto. E coglie, nella sottile filigrana del momento, nella svelata paradossalità di un istante di luce, la contraddittorietà di una verità
sulla bocca tua
che spoglio germoglio l’addio
mentre il sole ti svela più mia.
All’anima e al cuore non rimane che sperare che la propria nostalgia diventi una corrente che spinge verso ciò che è altrove, verso ciò che è assente (Platone, Cratilo)
un’altra acqua per me...
Buona vita a tutti
Massimiliano
Mille volte sai
mille volte ancora tu
se l’infinito è mai
allora qui che ci fai
Dove quel “qui” è il “qui” del ricordo (“senza dove… di neve così”) e dell’immaginazione, l’acchiappanuvole di una presenza nell’assenza, di “ciò che è” appunto perché si sottrae nel segreto di una mancanza , nel senso di perdita nella infinità delle cose passate.
Coglierti vorrei
e che tu cogliessi me
ma con sincerità
morire… fiorire e poi
amarsi in quel consumarsi di noi
… e invece rimane solo lo scarto incolmabile con la realtà concreta. E dire “concreta” è dire troppo poiché si tratta di una incombente e pressante presenza d’ombre, come quando un sogno è già quasi svanito dalla mente, e tuttavia agisce, come un fantasma vivente, nello stato affettivo del giorno. E’ la traccia di sogno che lascia una scia, o forse un retrogusto amaro di una realtà che non è riuscita a trovare un luogo e un tempo in cui incarnarsi, una “ferita aperta” dalla quale il sentimento di sé viene costantemente svuotata:
sono fuso di te
sono steso perché ne ho pianto
mai soli mai soli mai
senza te
l’anima si svuota
E’ situazione in cui diventa impossibile “di un’eterna malinconia fare una bella di notte che si risveglia principessa”, poiché invece l’anima si scopre principessa scacciata dal suo regno, esposta senza riparo alla svalutazione, all’aggressione e al rifiuto. E coglie, nella sottile filigrana del momento, nella svelata paradossalità di un istante di luce, la contraddittorietà di una verità
sulla bocca tua
che spoglio germoglio l’addio
mentre il sole ti svela più mia.
All’anima e al cuore non rimane che sperare che la propria nostalgia diventi una corrente che spinge verso ciò che è altrove, verso ciò che è assente (Platone, Cratilo)
un’altra acqua per me...
Buona vita a tutti
Massimiliano