Quando entriamo in una relazione "orizzontale" con un'altra persona, si costituisce una "intima distanza": nel senso che un'intimità diventa possibile nella misura in cui si custodisce anche una distanza dove io e l'altro abbiamo ognuno il proprio spazio. E' una difesa questa? Forse! Eppure, non diciamo che "l'amore scaccia la paura"? L'amore cioè dovrebbe diventare l'ambiente che rende possibile l'intimità per scacciare la paura di perdersi, di denudare la propria anima all'altro. Ma non è vero che a volte la paura più radicale che abbiamo è proprio la paura di amare? Paura di amare perchè in fin dei conti è proprio dall'amore che riceviamo le ferite più dolorose, tanto che amare ed essere amati sembra sempre una coperta troppo corta che, se la tiri da una parte, si scopre dall'altra.
E allora l'intima distanza diventa il primo gradino necessario...
E poi? E poi forse se vogliamo davvero accogliere l'altro, dobbiamo passare attraverso l'accoglienza di noi stessi. Trovare cioè e mantenere un contatto con la dimensione più interiore e profonda di noi stessi; amarci così come siamo e avere fiducia in noi stessi così come siamo...
... è in questa "connessione" col nostro mondo interiore, anzi col nostro "Mediterraneo", quel mare di immaginazioni e fantasie e emozioni che si muove dentro e che ognuno è chiamato ad attraversare per se stesso, è in questa connessione che si opera quella "scrittura interiore" di cui l'altro diventa "paragrafo di cielo". Se "dentro me ti scrivo di te" allora comincia un modo diverso di amare: un amare che non è solo affetto ma che diventa l'affanno più profondo (e dolce) del cuore; un amare che non è solo coinvolgimento personale fatto di azione e desiderio, ma anche un rientrare, attraverso l'altro, in possesso di sè.
Se l'amore fosse solo questo andare dentro di sè e in profondo senza "relazione orizzontale" con l'altro, diventerebbe qualcosa di disumano; e se fosse solo relazione orizzontale senza contatto con la propria interiorità, diventerebbe pura follia. E' il mantenere entrambi le dimensioni, quella orizzontale e quella verticale, e farle incontrare in un punto che diventa il centro della croce: questa è l'arte di amare.
Perchè...
... perchè la vita è sempre quel darsi all'anima intensamente!
Buona vita a tutti.
Massimiliano
E allora l'intima distanza diventa il primo gradino necessario...
E poi? E poi forse se vogliamo davvero accogliere l'altro, dobbiamo passare attraverso l'accoglienza di noi stessi. Trovare cioè e mantenere un contatto con la dimensione più interiore e profonda di noi stessi; amarci così come siamo e avere fiducia in noi stessi così come siamo...
... è in questa "connessione" col nostro mondo interiore, anzi col nostro "Mediterraneo", quel mare di immaginazioni e fantasie e emozioni che si muove dentro e che ognuno è chiamato ad attraversare per se stesso, è in questa connessione che si opera quella "scrittura interiore" di cui l'altro diventa "paragrafo di cielo". Se "dentro me ti scrivo di te" allora comincia un modo diverso di amare: un amare che non è solo affetto ma che diventa l'affanno più profondo (e dolce) del cuore; un amare che non è solo coinvolgimento personale fatto di azione e desiderio, ma anche un rientrare, attraverso l'altro, in possesso di sè.
Se l'amore fosse solo questo andare dentro di sè e in profondo senza "relazione orizzontale" con l'altro, diventerebbe qualcosa di disumano; e se fosse solo relazione orizzontale senza contatto con la propria interiorità, diventerebbe pura follia. E' il mantenere entrambi le dimensioni, quella orizzontale e quella verticale, e farle incontrare in un punto che diventa il centro della croce: questa è l'arte di amare.
Perchè...
... perchè la vita è sempre quel darsi all'anima intensamente!
Buona vita a tutti.
Massimiliano