Per un attimo avevo anche pensato di restarmene a casa, per questa tosse stizzosa che non mi lascia nemmeno un po’ di respiro quando mi afferra. Poi ho cancellato questa idea balzana dalla mente e mi sono preparata all’evento: pochissimi tiri di sigaretta per non compromettere ancora di più la tenuta del fiato, scelta accurata dell’abbigliamento per evitare raffreddamenti e sudori nocivi.
Arrivati in tempo per le prove, le prove le hanno fatte solo i musicisti. Pino è arrivato per una mezz’oretta a parlare un po’ con noi, amabile e affettuoso come sempre.
Alle nove ho preso posto: seconda fila, secondo quanto avevo “interpretato” dal biglietto. Già nervosetta perché la prima fila all’Augusteo è sempre riservata, cerco di farmene una ragione e mi dico che tutto sommato vedo bene, anche se non mi posso muovere tanto. Dopo un po’ invece arrivano i reali possessori della seconda fila, e scopro che anche questa è riservata. Mi comincia a salire qualche decimo di febbre (bronchite e rabbia possono fare questo effetto ), ma mi sposto di un’altra fila all’indietro, pensando che i privilegiati che mi stanno davanti mi sembrano poco, come dire, partecipativi: un concerto intossicato, penso ( così si dice a Napoli quando qualcosa ti va di traverso)
Le luci si spengono. Pino entra dal retro, e, arrivato di fronte al palco, una pedana si alza da terra come per magia e lo solleva: bellissimo effetto davvero.
Dopo le prime due canzoni mi accorgo che alcuni posti in prima fila sono liberi: evidentemente i privilegiati hanno declinato l’invito; resisto un altro po’ per decenza, sennò dicono sempre che siamo napoletani, che facciamo i furbi, che non rispettiamo le regole eccetera eccetera
Ad un certo punto vedo che uno, seduto in prima fila, stanco di tenere il cappotto sulle ginocchia, lo poggia sulla poltrona accanto a sé con un senso di liberazione…non ci ho visto più! Un cappotto che si guarda Pino da vicino e io incatenata in terza fila?? Con un balzo felino mi sono piombata davanti, seguita a ruota dai miei “compagni di banco”: e dicessero pure che siamo napoletani…tanto non siamo mica a Bolzano!
E da qui inizia la magia, quella sempre nuova e sempre uguale,
quella che ti pare la prima volta che la vivi e la millesima volta che la respiri,
quella che per tre ore ti fa dimenticare chi sei, cosa fai e come ti chiami, quella che ti trasporta nella favola che amavi ascoltare da bambina, quella che ti regala il sogno che non si avvera,
quella che ti fa desiderare di essere lì e in nessun altro posto.
Poi ti svegli.
E ti accorgi che il sogno non finisce con l’ultima nota.
La Sua musica e la Sua poesia sono sempre con me.
E gli “amori” che grazie a Lui ho incontrato sono le mie finestre di oggi, spalancate sul mio mondo e sul mio cuore.
Grazie non sarà mai abbastanza.
Annapaola
Arrivati in tempo per le prove, le prove le hanno fatte solo i musicisti. Pino è arrivato per una mezz’oretta a parlare un po’ con noi, amabile e affettuoso come sempre.
Alle nove ho preso posto: seconda fila, secondo quanto avevo “interpretato” dal biglietto. Già nervosetta perché la prima fila all’Augusteo è sempre riservata, cerco di farmene una ragione e mi dico che tutto sommato vedo bene, anche se non mi posso muovere tanto. Dopo un po’ invece arrivano i reali possessori della seconda fila, e scopro che anche questa è riservata. Mi comincia a salire qualche decimo di febbre (bronchite e rabbia possono fare questo effetto ), ma mi sposto di un’altra fila all’indietro, pensando che i privilegiati che mi stanno davanti mi sembrano poco, come dire, partecipativi: un concerto intossicato, penso ( così si dice a Napoli quando qualcosa ti va di traverso)
Le luci si spengono. Pino entra dal retro, e, arrivato di fronte al palco, una pedana si alza da terra come per magia e lo solleva: bellissimo effetto davvero.
Dopo le prime due canzoni mi accorgo che alcuni posti in prima fila sono liberi: evidentemente i privilegiati hanno declinato l’invito; resisto un altro po’ per decenza, sennò dicono sempre che siamo napoletani, che facciamo i furbi, che non rispettiamo le regole eccetera eccetera
Ad un certo punto vedo che uno, seduto in prima fila, stanco di tenere il cappotto sulle ginocchia, lo poggia sulla poltrona accanto a sé con un senso di liberazione…non ci ho visto più! Un cappotto che si guarda Pino da vicino e io incatenata in terza fila?? Con un balzo felino mi sono piombata davanti, seguita a ruota dai miei “compagni di banco”: e dicessero pure che siamo napoletani…tanto non siamo mica a Bolzano!
E da qui inizia la magia, quella sempre nuova e sempre uguale,
quella che ti pare la prima volta che la vivi e la millesima volta che la respiri,
quella che per tre ore ti fa dimenticare chi sei, cosa fai e come ti chiami, quella che ti trasporta nella favola che amavi ascoltare da bambina, quella che ti regala il sogno che non si avvera,
quella che ti fa desiderare di essere lì e in nessun altro posto.
Poi ti svegli.
E ti accorgi che il sogno non finisce con l’ultima nota.
La Sua musica e la Sua poesia sono sempre con me.
E gli “amori” che grazie a Lui ho incontrato sono le mie finestre di oggi, spalancate sul mio mondo e sul mio cuore.
Grazie non sarà mai abbastanza.
Annapaola